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Cosa può succedere in caso di eruzione

Il Gruppo di lavoro incaricato di definire gli scenari e i livelli di allerta in caso di ripresa dell'attività eruttiva nell'area vulcanica flegrea ha redatto e consegnato un Rapporto che fornisce i possibili scenari pre-eruttivi ed eruttivi ai Campi Flegrei e le relative valutazioni di pericolosità dei diversi fenomeni, facendo sintesi della conoscenza scientifica disponibile al momento della sua stesura.

 

Data la complessità del sistema vulcanico flegreo, caratterizzato dalla compresenza di numerosi crateri, e l'assenza di eruzioni recenti, non è possibile prevedere con certezza quando, come e dove avverrà la prossima eruzione. Inoltre non è possibile escludere che la ripresa dell’attività eruttiva avvenga da più bocche contemporaneamente, né prevedere la durata dell’attività.

Per la definizione della scala dell’evento di riferimento, è stato effettuato uno studio probabilistico sulla ricorrenza di eruzioni avvenute negli ultimi 5 mila anni di attività dei Campi Flegrei, periodo ritenuto significativo perché successivo all’ultima modifica strutturale della caldera. Per ciascuna scala eruttiva sono stati individuati i seguenti livelli di probabilità di accadimento:

- Effusiva – 11.9%

- Esplosiva piccola – 59.6 %

- Esplosiva media – 23.8 %

- Esplosiva grande – 4.0 %

- Esplosiva molto grande – 0.7 %

Da questa analisi statistica emerge che, in caso di riattivazione, si ha circa il 95% di probabilità che l’eruzione sia di scala minore o uguale a quella media. L’eruzione media corrisponde, dunque, a una scelta ragionevole di “rischio accettabile”, considerato che la probabilità che questo evento venga superato da un’eruzione di taglia maggiore (grande o molto grande) è inferiore al 5%.

 

L’aggiornamento della pianificazione nazionale d’emergenza, sulla base di quanto prodotto dal Gruppo di lavoro istituito per la definizione degli scenari e dalle valutazioni della Commissione Grandi Rischi, considera quindi come evento di riferimento un’eruzione esplosiva di taglia media. Le aree a rischio definite per questo tipo di eruzione coprono anche quelle previste in caso di eventi di scala minore.

 

Lo scenario eruttivo definisce l’insieme dei fenomeni pericolosi e la loro area di impatto. In caso di ripresa dell’attività eruttiva, i fenomeni attesi possono essere di intensità e impatto diversi a seconda della tipologia e della scala dell’evento di riferimento e per un’eruzione di scala uguale o inferiore a quella media prevedono i seguenti possibili fenomeni:

  • formazione di una colonna eruttiva composta da gas e brandelli di lava incandescenti, alta fino a decine di chilometri;

  • caduta di materiale vulcanico sia di grosse dimensioni nell’area più vicina alla bocca eruttiva, sia di ceneri e lapilli anche a diverse decine di chilometri di distanza, lungo la direzione del vento;

  • scorrimento di flussi piroclastici (valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) formati dal collasso della colonna eruttiva. Questi flussi hanno velocità e temperature elevate e possono scorrere per alcuni chilometri.

 

In aggiunta, ai Campi Flegrei possono verificarsi particolari fenomeni esplosivi legati al coinvolgimento di acqua esterna, noti come esplosioni freatiche, in aree con intensa attività idrotermale (area Solfatara/Pisciarelli), o dove esistono attualmente significative disponibilità di acqua superficiale, quali ambienti lacustri (Agnano), laghi intra-craterici (Averno) e mare (Golfo di Pozzuoli).

 

Sulla base della scala dell’evento eruttivo di riferimento e degli scenari connessi sono state definite la zona rossa e la zona gialla per le quali sono previste differenti misure operative. La zona rossa comprende l’area esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che per le loro elevate temperature e la loro velocità rappresentano il fenomeno più pericoloso per le vite umane; la zona gialla, individua le aree esposte alla ricaduta di lapilli e ceneri vulcaniche. Verranno inoltre elaborate specifiche indicazioni operative per la gestione degli effetti connessi con i fenomeni di alluvionamento e invasione da colate rapide di fango (lahar).

La zona rossa

 

La “zona rossa” è l’area per la quale l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione. È infatti l’area esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone.

L’area, in cui abitano circa 500mila persone, comprende:

  • il comune di Pozzuoli;

  • il comune di Bacoli;

  • il comune di Monte di Procida;

  • il comune di Quarto;

  • parte del comune di Giugliano in Campania;

  • parte del comune di Marano di Napoli;

  • alcune municipalità di Napoli: per intero le municipalità 9 (quartieri Soccavo e Pianura); 10 (quartieri Bagnoli e Fuorigrotta) e alcune porzioni delle municipalità 1 (quartieri di San Ferdinando, Posillipo e Chiaia) 5 (quartieri di Arenella e Vomero) e 8 (quartiere di Chiaiano).

Sulla base della nuova perimetrazione della zona rossa, la Regione Campania ha intrapreso un percorso di condivisione e approfondimento con i comuni interessati, che ha avuto l’obiettivo di identificare sul territorio ulteriori elementi fisici, infrastrutturali e urbanistici per definire in modo più dettagliato i confini della zona da evacuare. Il 29 dicembre 2014 è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Campania la delibera della Giunta regionale con la delimitazione definitiva della zona rossa che è stata successivamente ufficializzata nelle “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il 24 giugno 2016, poi pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 193 del 19 agosto 2016.

 

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La zona gialla

La “zona gialla” è l’area, esterna alla zona rossa, che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Infatti, l’evento di riferimento per l’aggiornamento della pianificazione, cioè un’eruzione di taglia media, prevede la formazione di una colonna eruttiva alta fino a decine di chilometri. Raggiunta questa altezza, la colonna è normalmente piegata dal vento e il materiale solido ricade al suolo, nell’area sottovento, dando luogo a una continua pioggia di cenere e lapilli.

In poche ore, in funzione dell’altezza della colonna, della direzione e della velocità del vento presente al momento dell’eruzione, la continua emissione di questo materiale può portare ad accumuli considerevoli di ceneri vulcaniche fino a notevole distanza dal vulcano.

Sulla base dell’evento di riferimento, lo studio dell’Ingv ha valutato la distribuzione a terra delle ceneri vulcaniche, anche in funzione della variabile del vento. In particolare, sono state prodotte mappe di probabilità che evidenziano le aree dove è possibile un accumulo di ceneri pari a 5-30 cm (50-300 kg/m2), in grado di causare il collasso di tetti con resistenza medio-bassa.
In particolare, in coerenza con le scelte fatte per il Vesuvio, il Dipartimento della protezione civile, in accordo con la Regione Campania, ha delineato la proposta di zona gialla sulla base della curva di probabilità del 5% relativa a un carico di ceneri vulcaniche pari a 300 kg/m2 cioè 30 cm di spessore.

Fanno parte della zona gialla:

  • il Comune di Villaricca;

  • il Comune di Calvizzano;

  • il Comune di Marano di Napoli;

  • il Comune di Mugnano di Napoli;

  • il Comune di Melito di Napoli;

  • il Comune di Casavatore;

  • 24 quartieri del Comune di Napoli: Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all’Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero e Zona Industriale.

La presenza di significative quantità di ceneri al suolo e il verificarsi di abbondanti piogge generate dal vapore acqueo sprigionato durante l’eruzione espone, inoltre, l’area a problemi di ordine idraulico e idrogeologico (ad es. alluvionamenti e colate di fango).

Per questi comuni, oltre alla pianificazione dell’intervento di livello nazionale e regionale, i piani di protezione civile comunale devono prevedere la predisposizione di misure specifiche, considerando tra l’altro che potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei della popolazione che risiede in edifici resi vulnerabili o difficilmente accessibili dall’accumulo di ceneri. Le strategie operative definite nei piani di emergenza devono essere diversificate e “dinamiche”, poiché l’area esposta alla ricaduta di ceneri non è individuabile a priori, ma lo sarà solo ad evento in corso, in base alla direzione dei venti e all’entità dell’evento.

La zona gialla, già identificata con una delibera della Regione Campania, è stata ufficializzata nelle “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il 24 giugno, poi pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 193 del 19 agosto 2016.

 

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Anche aree esterne alla zona gialla possono essere interessate da ricadute significative di ceneri in grado di provocare conseguenze rilevanti sui servizi e le reti essenziali, come l’intasamento delle fognature, inquinamento delle falde acquifere, la difficoltà di circolazione degli automezzi, l’interruzione di linee elettriche e di comunicazione. Sulla base delle curve di probabilità del 5% relative ai carichi di ceneri vulcaniche pari a 200, 100 e 50 kg/m2, sono quindi state individuate queste ulteriori aree, dove sono possibili cumuli di ceneri pari a 20, 10 e 5 cm.

In particolare, le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei” contengono anche l’elenco dei Comuni e dei quartieri di Napoli che con una probabilità uguale o superiore al 5% avranno, in caso di eruzione vulcanica, un carico di ceneri vulcaniche compreso tra i 30cm e i 20cm, tra i 20cm e i 10cm e tra i 10cm e i 5cm. 

Anche questi Comuni dovranno prevedere nei propri piani specifiche indicazioni per far fronte alle conseguenze provocate dall’accumulo di ceneri, con particolare riferimento alle misure necessarie a ripristinare la funzionalità di tutti i servizi essenziali.

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